Considerazioni sul Natale



“Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi... Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore” (Efesini 5:15-17).


“Perchè si festeggia Natale?”, ha chiesto, non molto tempo fa, un grande istituto specializzato per la ricerca sull’infanzia e l’adolescenza, con sede a Monaco. Hanno risposto oltre 700 bambini fra i 6 e i 12 anni, e 1 bambino su 3 non sapeva quale fosse il motivo di tale festa. Il 15% degli intervistati aveva una vaga idea del collegamento fra il Natale e la fede cristiana. Il 18% cercava la soluzione in altre spiegazioni: il 25 dicembre si festeggia “perchè è inverno” o “perchè ci sono cose buone da mangiare”.
Particolarmente sconvolgente è il numero degli inconsapevoli nella fascia d’età compresa fra 10 e 12 anni, ben il 20%. Lo studio ha interessato tutta la Germania. Sicuramente, in Italia, le cose non stanno diversamente!
Ma gli adulti ne sanno forse di più? Perchè festeggiamo Natale?

Non importa credere?
Nei giorni delle festività natalizie, tutte le strade delle grandi città e anche quelle dei piccoli paesi sono pronte per la gran festa. Non possono assolutamente mancare le luci intermittenti, e tutte le vetrine appaiono scintillanti: bisogna creare una particolare atmosfera di gioia.
Nessuno perde l’opportunità di impegnarsi per acquistare regali, la festa deve essere organizzata al meglio… e, soprattutto, bisogna organizzare il pranzo natalizio!
Così aumentano a dismisura le vendite di tortellini, ravioli, carne (in particolare il tacchino), pesce (non si può rinunciare al tradizionale capitone) e dei dolciumi (il panettone e il torrone primeggiano).
Certamente la religione vuole la sua parte nel clima della festa, allora ecco tutti in fila per la messa di mezzanotte. Poi magari, per il resto dell’anno, in Chiesa non si va più, ma al fascino del presepe, dei canti, dei suoni, delle luci, alla magia della notte… nessuno può resistere!
Per molti, erroneamente, non è importante credere, ma partecipare. Così ci sente “più buoni”, almeno per qualche giorno.

I primi cristiani e il Natale
I primi Cristiani furono così impegnati nel predicare l’evangelo e onorare il Signore, che non ebbero mai tempo, ne desiderio, ne bisogno, di inventarsi “qualcosa di nuovo” e dare spazio a tradizioni che non hanno nessun fondamento sulla Parola di Dio!
La scrittura non si interessa degli aspetti fisici della vita del Signore Gesù, ma di ciò che Egli veramente rappresenta. Egli è la Parola di Dio che si è fatta carne (Giovanni 1:14) per essere “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29), morendo sulla croce per le nostre trasgressioni: “Ma Egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiam pace, è stato su Lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione” (Isaia 53:5), e così perdonare ogni uomo che crede riconciliandolo con Dio Padre: “Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua” (Atti 16:31); “E tutto questo vien da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo” (2 Corinzi 5:18); “Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1).
Dio, nella Sua Parola, non ha reso noto la data della nascita di Gesù, nessuno la conosce, e non c’è scritto nella Bibbia di festeggiarla. Festeggiare il Natale, non ha nessuna importanza per la salvezza delle nostre anime nostre!
Nella Bibbia, dove viene elencato tutto ciò che fa si che “l’uomo di Dio sia completo” (2 Timoteo 3:16:17), non si parla mai del Natale, quindi non ne abbiamo bisogno!

Come è nato il Natale?
Quando gli Apostoli morirono, alcuni cercarono di stabilire la data della nascita di Gesù. Lo fecero in particolare i cosiddetti scrittori apocrifi.
Si trovò una prima data nel 6 Gennaio. Questa data entrò nelle tradizioni della Chiesa Ortodossa sotto il nome di Epifania (avvento del Signore). Successivamente, la Chiesa Cattolica trasformò l’epifania nell’avvento dei Magi, personificando l’epifania nella “Befana”, una vecchia bruttissima ma che fa del bene, distribuendo doni ai bambini buoni e carbone ai bambini cattivi.
Clemente Alessandrino (morto circa nel 215) suggerì tre date per la nascita di Gesù: 20 maggio, 10 gennaio, 6 gennaio. Successivamente, altri studiosi del III secolo proposero le date del 28 marzo e del 2 aprile. Queste ultime date, sono molto più probabili del 25 dicembre e del 6 Gennaio, in quanto i fatti che vengono riportati nel vangelo di Luca ci dicono che la notte in cui Gesù nacque era una serata mite, non certamente fredda, invernale, perchè i pastori stavano all’aperto a guardia dei propri greggi (Luca 2:1-10).
Fu il calendario civile romano a influire, in modo determinante, sulla scelta della data del 25 dicembre. Questo perché il 25 era il giorno in cui si festeggiava nell’Impero la festa del Sol Invictus. Era il solstizio d’inverno, che pone fine al giorno più corto, di minor luce ed indica l’inizio del periodo di maggior luminosità con l’allungarsi delle giornate, dove tutto diventa più vitale, più gioioso. La festa era in onore della divinità Mitra, vincitrice delle tenebre.
Così si sovrappose alla festa pagana, la festa cristiana. L’assurda “giustificazione” alla sostituzione della festa fu, che la nascita di Gesù è la nascita del “vero sole” (l’immagine viene ripresa dal profeta Malachia (4:2).
La festa venne subito accolta in Africa (380 circa) e poi a Costantinopoli ed Antiochia ed infine verso il 431 ad Alessandria e Gerusalemme.
Non mancarono gli accaniti oppositori a questo evento, che fu visto come una violenza fatta alla volontà di Dio. Tertulliano scisse un’opera contro l’idolatria (cp. 14) condannando duramente questa introduzione chiaramente pagana nel cristianesimo. Origene ripudiò l’idea di celebrare la nascita di Gesù come se Egli fosse un re faraonico (siamo nel 245).
Ma oramai, il meccanismo era stato messo in moto e la festa venne subito accolta in Africa (380 circa) e poi a Costantinopoli ed Antiochia ed infine verso il 431 ad Alessandria e Gerusalemme.
Gli imperatori Arcadio e Onorio inserirono il 25 dicembre nei giorni in cui erano proibiti i giochi del circo (ludi circenses) e Giustiniano, infine, lo dichiarò festa civile.

Quale deve essere l’atteggiamento del cristiano di fronte alla festa del Natale?
Il vero credente non agisce mai con leggerezza, con superficialità, perché sente la responsabilità di onorare il Signore e la necessità di camminare nella verità: “Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi. Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore” (Efesini 5:15-17).
Bisogna poi ricordare un principio fondamentale per il comportamento del cristiano, sia esso etico, morale o spirituale: “Ogni cosa e lecita, ma non ogni cosa edifica” (1 Corinzi 6:12; 10:23).
Non possiamo pensare: “tutti lo fanno”, lo facciamo anche noi. Ognuno, quindi, conoscendo la mancanza di fonda­mento biblico, le origini pagane di determinati riti e costumi, deve chiedersi se la celebrazione di una simile festa, che di cristiano ha ormai ben poco, abbia l’approvazione divina e porti un’effettiva edificazione.
Oggi il credente non ha più bisogno di celebrare delle feste rituali (Galati 4:8-10; Ebrei 10:12-14), perche ormai ha tutto pienamente in Cristo.
Le feste dell’Antico Testamento, celebrate in Israele, erano una prefigurazione della salvezza che doveva venire con il Messia (Colossesi 2:16,17). Gesù, essendo la vera ed unica propiziazione (1 Giovanni 2:2), ha riconciliato gli uomini con Dio mediante la sua morte espiatrice. Egli, a coloro che credono in Lui, ha dato un Patto più eccellente del primo che era fatto di riti e liturgie (Ebrei 7:15-22; 8:6).

Conclusione
Tutto ciò che abbiamo detto non significa che i Cristiani non amino le feste, l’allegrezza, la compagnia, l’amicizia! Ricordiamo, ad esempio, che Gesù partecipò al festeggiamento di un matrimonio a Cana, dimostrando come sia lecito gioire e divertirsi senza peccare! (Giovanni 2:1,2).
Tuttavia i Cristiani non si inventano delle feste “religiose” per esternare la loro gioia. Anche se non abbiamo più feste e ricorrenze da osservare, come il popolo di Israele, la nostra festa e la nostra gioia vengono dalla certezza dalla Vita Eterna (Cfr. Salmo 51:12; 1 Pietro 1:3-9).
Noi cristiani siamo luce del mondo e sale della terra, dobbiamo quindi insegnare ai nostri figli e a tutti coloro che ci circondano, ciò che è veramente buono, giusto, santo e soprattutto vero, secondo la volontà di Dio, senza estremismi o condanne, ma con amore e rispetto.
L’Apostolo Paolo, scrivendo ai Galati che osservavano dei giorni particolari disse: “Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni. Io temo di essermi affaticato invano per voi” (Galati 4:10,11). Queste parole sono oggi più che mai attuali. Quanta tristezza nel vedere tanti che si definiscono credenti, ma non manifestano l’ubbidienza alla verità!


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